Assisi Pax Mundi 2021, anteprima

Assisi Pax Mundi 2021, anteprima
Assisi Pax Mundi prende il via con un’anteprima d’eccezione: un concerto che è anche la presentazione di un libro.
Appuntamento sabato 16 Ottobre, alle ore 21.00 presso la Basilica Superiore di San Francesco.
“Cantori Romani. Musica sacra a Roma nei ricordi di Otello Felici, cantore pontificio” questo il titolo del libro che verrà presentato ad Assisi. Autore del libro è il Maestro Simone Baiocchi.
La presentazione del libro verrà accompagnata dalle voci della Cappella Musicale della Basilica Papale di San Francesco in Assisi, Modera p. Giulio Cesareo OFM conv.
L’appuntamento verrà realizzato in collaborazione con Zecchini Editore.

Programma del concerto – Cappella Musicale della Basilica Papale di San Francesco

Direttore          p. Giuseppe Magrino OFM conv

Organo            Piergiovanni Domenighini

D. M. Stella – Cantico delle creature

Salve Sancte Pater

L. Refice – Exsulta et lauda

Bartolucci – Francesco povero ed umile

Dalla Premessa del libro di Simone Baiocchi “Cantori Romani”:

“Ci sono incontri nella vita che aprono orizzonti nuovi, imprevisti e fino a prima di quel momento, forse anche inimmaginabili. Sono finestre che si affacciano su paesaggi straordinari della storia: una narrazione di vite vissute che è un susseguirsi di intere epoche e di pezzi di mondo scomparsi. Come in una sorta di macchina del tempo, attraverso questi incontri si ha il privilegio di scoprire un universo ormai trascorso, che vive ancora negli occhi e nella memoria di colui che si ha avuto la fortuna di incontrare durante il cammino della propria vita. È come trovarsi di fronte ad una porta che dà accesso ad una grande sala in cui noi non potremo mai entrare, ma grazie a questa soglia possiamo affacciarci per guardare dentro e in tal modo scorgere persone e cose.

È stato così quando ho incontrato il cardinal Domenico Bartolucci, singolare anello di una serie di maestri sistini che vanno collegandosi tra loro in vicende ed espressioni artistiche ormai lontane. Conseguentemente al mio incontro con Bartolucci ho conosciuto una serie di persone che a lui erano unite, come una moltitudine di rami si innestano all’unico grande tronco, o meglio ancora come tanti sentieri via via si uniscono tra loro in strade sempre più importanti, che conducono il viaggiatore verso l’unica grande meta: Roma, la culla della musica sacra. Una Roma che in questa accezione oggi purtroppo non esiste più: attualmente possiamo vedere soltanto pochi resti che ricordano le glorie non lontanissime di una civiltà passata, fatta di valenti maestri e di un’intensissima attività musicale di compositori, organisti e cantori. In queste pagine proprio di loro voglio raccontare: i cantori. Essi sono stati la grande manovalanza delle esecuzioni nelle basiliche di Roma: una manovalanza qualificata, professionalissima ed esperta. Tenori, baritoni, bassi, falsettisti, ragazzi e, andando indietro nei decenni sino a spingerci tra Novecento e Ottocento, persino gli ultimi rappresentanti della dinastia dei castrati, di cui si è tanto parlato e scritto. Avvolti da un’atmosfera quasi leggendaria, dopo il grande successo che alcuni di loro ebbero nell’ambito del teatro durante il Settecento, i cantori evirati hanno avuto per ultimo luogo di espressione le cantorie ecclesiastiche: confinati in una sorta di malinconica cattività, in questo contesto si è conclusa la loro eccezionale e discussa epopea. Ecco l’universo eterogeneo e variegato dei cantori di Roma: si tratta di uomini che in molti casi disponevano di capacità vocali fuori dall’ordinario, supportate da ottima lettura musicale, a cui univano una sicura conoscenza del repertorio e dei riti che fino a sessant’anni fa erano molto più complessi e musicalmente impegnativi di quanto lo sono oggi. Un brulicare di musici, su e giù dalle cantorie, avanti e indietro per le vie della città eterna, dalle grandi basiliche alle chiese più piccole sino ad arrivare ai castelli, dove per le festività patronali venivano convocati i cantori da Roma e per la gente era un avvenimento eccezionale udire quelle potenti voci che davano suggello autorevole alla festa, prestando servizio alla solenne Messa cantata nella chiesa principale del paese.

A volte i cantori erano conosciuti per nome anche tra la gente comune: ancora nei primi decenni del Novecento, le persone che venivano in basilica portandosi con sé uno sgabellino, mentre cercavano uno spazio dove sistemarsi domandavano a chi era giunto sul posto prima di loro se sapevano chi avrebbe cantato i soli nei pezzi più celebri ed attesi. Dunque, quella dei cantori era un’attività tenuta in grande rispetto, tanto da essere chiamata in gergo la professione: sì, era la professione romana del cantore di musica sacra e per questo chi la esercitava spesso si avvaleva del titolo di professore, anche se qualche volta aveva in tasca appena la licenza elementare. Un titolo meritato in virtù delle proprie abilità musicali, un titolo che i cantori si erano conquistati poco alla volta nell’arco di alcuni secoli, tra il Cinquecento e l’Ottocento. Infatti, fino all’avvento del Regno d’Italia, per esercitare la professione era obbligatorio appartenere o alla Congregazione dei Musici di Roma sotto la protezione di San Gregorio Magno e di Santa Cecilia (divenuta poi Congregazione di Santa Cecilia), o alla congregazione dei Cappellani Cantori Pontifici (la Cappella Musicale Pontificia Sistina). Per appartenere alla Congregazione di Santa Cecilia si doveva sostenere un esame al termine del quale veniva rilasciato un patentino: diversamente non era possibile esercitare in Roma la professione di musicista di chiesa. I cantori del ventesimo secolo però, anche se non erano più organizzati in corporazione com’era avvenuto durante tutto il periodo dello Stato Pontificio, riverberavano ancora quegli antichi fasti, tenuti vivi dalla pratica quotidiana che è proseguita fino agli anni del Concilio Vaticano II. […]”.

Simone Baiocchiricercatore, visionario e artigiano della Musica Sacra

Simone Baiocchi, pesarese, ha compiuto gli studi accademici presso il Conservatorio “G. Rossini” conseguendo i diplomi di Composizione, Organo e Composizione Organistica, Musica Corale e Direzione di Coro. Ha partecipato a masterclass con Michael Radulescu, Roberto Marini, Domenico Bartolucci, Piero Bellugi. Ha diretto numerosi cori e orchestre, in ambito professionistico ed amatoriale, lavorando per importanti istituzioni musicali e svolgendo attività in Italia e all’estero. Dal 1991 al 1997 ha assistito ad esecuzioni e prove del coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, maturando nel tempo un rapporto di familiarità e di stretta collaborazione artistica con il maestro Domenico Bartolucci. In questo contesto è iniziata la sua conoscenza e il suo interesse per la pratica e la storia dell’ambiente romano della musica sacra. Svolge attività come compositore, direttore e organista, con un’attenzione particolare nell’ambito della musica per la liturgia ed è membro del Consiglio Direttivo e Direttore del Segretariato Compositori dell’Associazione Italiana Santa Cecilia: quale rappresentante dell’Associazione santa Cecilia è membro della consulta dell’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana. Con la nostra casa editrice ha pubblicato due libri. Il primo è una curatela di Atti nel centenario della nascita di Domenico Bartolucci e il secondo è una novità 2021: “Cantori Romani, Musica sacra a Roma nei ricordi di Otello Felici, cantore pontificio.

“È una strana vocazione quella che mi porta a scrivere di musica: è la chiamata ad un compito di responsabilità, che mi sollecita ad affidare alla carta stampata quelle memorie e quelle riflessioni che altrimenti non sopravvivrebbero alle burrasche del tempo. Il libro è il messaggio di un naufrago, che affida al mare del tempo la mappa per trovare tesori che rischierebbero di andare perduti per sempre. Scrivere è un gesto d’amore e di generosità.” (Simone Baiocchi)

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